Ritratti Fiscali
Il ritratto nell'epoca del lessico digitale
2021
I Ritratti Fiscali sono derivazioni del linguaggio contemporaneo, delle codificazioni cui tutti noi oggi dobbiamo adeguarci (soggiacere?), in quest'era di password, in questo ginepraio di vocali e consonanti mescolate alla rinfusa, id, app, pin, puk, spid, otp, vas, vax, tav, mes, cvv, usb, pdf, png, jpg... I codici fiscali degli umani sono i ritratti con cui la burocrazia ci vede, ci guarda, ci osserva, ci scruta, ci spia, ci analizza. Attraverso i Ritratti Fiscali lo fa anche l'arte, a modo suo, inatteso, immaginifico, riconvertendo in libertà e in gioia l'ottusità e la tristezza che caratterizzano tutto ciò che è burocrazia. Sono uno specchio marcatamente pop dell'essere percepiti secondo le regole introdotte dalla società digitale. Una nuova, particolare, declinazione del sogno che da secoli stuzzica gli umani: essere ritratti da un artista, immortalati in un'illusorio splendore, celebrati a beneficio dei posteri, esibiti agli occhi di parenti e amici. Per mantenere il pregio dei tradizionali ritratti a olio, anche i Ritratti Fiscali sono realizzati su tela di cotone, ma usando colori acrilici. Molti dei personaggi "ritratti" da Daniele Cima rendono assurda l'idea stessa che siano rappresentati attraverso il loro codice fiscale - identificato con scrupolosa approssimazione - ed aggiunge alle opere una venatura di surrealismo. I ritratti basati sui codici fiscali di Monna Lisa, di Che Guevara o di Clark Kent irridono il rigore oscurantista dei burocrati che hanno creato questa gelida forma identificativa e regalano una nuova, diversissima, insperata vita a lettere e numeri di solito tristemente deprimenti.