Risyng Donckey
La pagella di un ragazzo che preferiva Brian Jones a Cicerone
2018
La pagella di Daniele Cima dell’anno scolastico 1964/65 dice inequivocabilmente che quel ragazzo nemmeno quindicenne non possedeva alcuna attitudine verso alcuna materia di studio: né l’italiano, né il latino, né il greco, né il francese, né la matematica, né la storia. E’ uno schiaffo e il presagio di un pessimo futuro, un risultato talmente disastroso che sembra marchiare chi lo ha ottenuto come ritardato, deficiente, inabile. Oggi quel ragazzo ignorante decide di celebrare con un’opera d’arte il suo doloroso insuccesso scolastico: 53 anni dopo nasce una reinterpretazione creativa dell’atto che ha stroncato lo studente Daniele Cima, che beffardamente viene presentata proprio nell'aula magna dello stesso liceo che lo aveva condannato. Uno sgradevole documento burocratico è trasformato in una gioiosa opera artistica che irride la scuola stessa, le sue regole, i suoi schematismi, la sua rigidità e la sua spietata ottusità. Con “Risyng Donckey” Cima rovescia i ruoli, attribuendosi quello di giudice dei suoi giudici, che si diverte a deridere, insinuando l’idea che i ritardati fossero loro. L'intero progetto è caratterizzato da una forte vena ironica, a cominciare dal suo sgrammaticatissimo titolo, per finire con l'esplicitazione dei pensieri che attraversavano la mente del giovane Cima (Jane Birkin, Peter Cook, Grace Slick, Neal Cassady...) mentre i professori spiegavano Catullo e il teorema dell'esagono di Pappo.